lunedì 2 dicembre 2013

Part-time al maschile?

www.tempochetrovo.ch
Un esempio d'oltre confine... che potrebbe essere di ispirazione...

domenica 17 novembre 2013

Sfatare un mito (Myth buster)

Tutti hanno i loro miti lavorativi. Io ho sempre pensato che avere un negozio fosse più facile perché, ragionavo, una si può portare dietro i bambini. Legato a questo mio assioma è il ricordo di un negozio di vestiti per bambini che c’era vicino a casa mia, sulla strada tra casa e parco giochi, anche se non saprei più dire esattamente dove, quando ero piccola. Il negozio è chiuso da secoli. Comunque ci lavorava una signora con una bambina dai capelli lunghi che, al pomeriggio, era lì con sua mamma – almeno, c’era sempre quelle volte in cui io ci entravo. Non so se lei trovasse divertente rimanere lì con sua mamma, tra i vestiti ordinati e profumati. Io pensavo che fosse divertente.

Dovevo arrivare a settimana scorsa perché questo mito fosse sfatato in una sola, rapidissima ora passata dal parrucchiere con la mia piccola principessa (tagliare i capelli a una femmina, senza poter usare la macchinetta, è decisamente OLTRE le mie umane possibilità). La parrucchiera che le ha tagliato i capelli, si scopre, ha un figlio, che aspetta chiuso nell’altra stanza (uno sgabuzzino, credo); la mamma, ho capito solo alla fine, avrebbe dovuto andare a casa alle 16:30, peccato che a quell’ora sono arrivata io e ha dovuto rimanere per un’altra ora (signora, me lo poteva dire! Proprio io, che sono una sostenitrice del part-time, dovevo fare la parte della sua carnefice?). 

Il bambino, di cinque anni, piangeva ininterrottamente (intendo dire: i-n-i-n-t-e-r-r-o-t-t-a-m-e-n-t-e) perché aveva ritenuto di promuovere una polemica sindacale in grande stile sul fatto che lui avrebbe voluto andare al parco giochi invece che stare nel negozio.

Al sentire gli strilli, mia figlia era perplessa. “La signora ha un bambino, di là” cerco di spiegarle io. “COME!!!!” Fa lei “è lei la sua mamma????” “Beh si”, dico. “E NON CE L’HA, UNA MAMMA VERA?!”

Evidentemente, secondo mia figlia, chi lavora in un negozio è equiparabile a un oggetto di arredamento di quel negozio, non ha una vita, abita lì. Come potrebbe una parrucchiera essere una mamma?


No, non deve essere facile avere figli e lavorare in un negozio. La caccia al lavoro idilliaco è ancora aperta.

martedì 24 settembre 2013

Regola del trasloco

...Ennesimo trasloco in vista. Modestamente, ho una certa esperienza, anzi offro consulenza gratuita sull'organizzazione di traslochi nazionali e internazionali per famiglie in tempi di crisi. Sono arrivata a formulare una legge che credo fermamente debba essere in relazione a una qualche legge della fisica quantistica.

Fare gli scatoloni (in modo razionale, ndr) è molto più lungo che disfarli. Però smontare i mobili è molto più veloce che rimontarli

Quindi, c'è una sorta di equilibrio tra la fatica del "disfare" una casa e la fatica di "rimetterne in piedi" un'altra (senza contare tuttavia che questo secondo processo, si capisce, è più carico di attese e desideri). Sembra una legge banale, invece è molto utile per valutare la tempistica del trasloco e per non farsi prendere dal panico vedendo il numero di scatoloni da disfare. Attendo che mi candidino per il Nobel da un momento all'altro per questa scoperta (fra l'altro io sono stata a Stoccolma nel 2004, non mi spiacerebbe tornare).



Image Credits:
Tuukka Ervasti/imagebank.sweden.se

lunedì 23 settembre 2013

Le farine macinate a pietra

Da tempo volevo scrivere questo post di informazione sul tema delle FARINE. Giusto stasera, sono in vena di saggistica e giornalismo di inchiesta. Il marito migrante non c'è e io gli ho rubato il computer (perché il mio PC ha la tastiera inglese, troppa fatica, non ho gli accenti...). Lo so che hai messo la password e non me l'hai detta; ma io ho fatto "cambia utente" e ha funzionato. Well done.

Tutto è cominciato quando L., la celebre amica di mia mamma dalle mille risorse, ha portato appunto mia mamma a fare un corso in cui hanno imparato a usare la pasta madre, cioè il lievito naturale, in un posto carinissimo che si chiama Cucinoteca. A tutti i partecipanti è stato regalato un pezzettino di pasta madre, che deve essere "curata" ogni giorno, se no si secca e "muore"; così per settimane e settimane, quando io avevo appena partorito, la nonna produceva pane, grissini, focacce, pancakes e altri farinacei in grande quantità.

Per parte mia, della pasta madre non ne ho voluto sentir parlare - appunto, dopo il parto, ne avevo già uno, di neonato da accudire. Però da cosa nasce cosa e, da un accenno che mia mamma aveva sentito al corso, ho iniziato a studiare la questione delle farine.

In sintesi, emerge che la Farina 00, quella che si compra al supermercato, non è quel che sembra. Uno si immagina il mulino che macina il grano; in realtà, sembra che oggi la maggior parte delle farine siano estratte con metodi chimici. Inoltre, da non so quanti anni a questa parte, le spighe di grano sono state selezionate in modo tale che attualmente il contenuto di glutine è molto più alto di quello di una volta e qualcuno ipotizza che a questo si debbano le frequenti allergie al glutine di cui si sente parlare (la quantità percentuale di glutine diminuisce nelle farine integrali).

Ebbene. Già non si ha mai tempo di cucinare con calma, partendo dagli ingredienti base, come la farina, appunto. QUELLA VOLTA che mi metto a fare una torta o delle tagliatelle al posto che correre all'Esselunga, mi scoccia rifilare ai miei figli e a me stessa un prodotto che non è quello che sembra. In generale, mi scoccia proprio in sé l'esistenza di un prodotto che dovrebbe essere una cosa ed è un'altra. Altrimenti cosa mi sforzo a fare? Tanto vale comprare il mitico TEGOLINO, che tanto se fosse per lei, mia figlia mangerebbe solo quello.

All'inizio mi sembrava una storia un po' troppo eco-green-radical-chic ma poi ho studiato la vicenda in profondità e sembra proprio che sia vero. Fra l'altro, un giorno, sono andata a trovare mio marito al lavoro con Fagiolo-Bombolone. Mio marito ha una collega che, fra le altre cose, è nutrizionista e io mi fido molto di lei. Non so cosa pensi della dieta di mio marito, ndr., meglio non chiederle niente in proposito. Comunque sia, approfittando del fatto che ero lì di persona, ho iniziato a farle un po' di domande; la sventurata rispose, nel senso che appena mi ha dato corda un minuto io l'ho stonata per tre ore sulla vicenda delle farine. Lei confermava quello che ho scritto sopra e, da questa discussione, sono arrivata a tre regole e una decisione; e con queste, concludo questo post:

(a) Comprare solo farina macinata a pietra. Ce ne sono in giro, comunque io la compro alla Cascina Cuccagna, o meglio spedisco mia mamma a prenderla, mia mamma va lì in filovia, compra 30 kg di farina e poi non sa come tornare a casa e chiama mio papà, che arriva con la macchina insultando le donne. Comunque sia, infallibilmente, la farina arriva a destinazione. Costa di più di quella "chimica" - ma non così tanto di più, anche considerando il fatto che io, da autentica mamma in perenne crisi di tempo, non è che poi ne usi tantissima, di farina.
(b) Usare un po' di farina integrale (macinata a pietra, ovviamente), mescolata all'altra. Sconsiglio vivamente di usare solo farina integrale. Io una volta ho fatto degli gnocchi di cemento armato perché mi ero fissata di metterci solo farina integrale.
(c) Se vincete alla lotteria, comprate pasta di grano Kamut, che è un grano antico, quindi con meno glutine. Buonissima. Peccato il prezzo, che va bene solo se mangiate un fusillo al mese.

Decisione finale (Marito per favore smetti di leggere qui): In un modo o nell'altro, prima o poi, convincerò mio marito a comprarmi una macchina per fare il pane con cui testare questa mia grande conoscenza sulle farine. Solo che la macchina del pane fa il pane tipo "a cassetta" mentre lui è fissato con la "michetta"; e invece siamo nel 2013, non la mangia più nessuno, nemmeno il panettiere la vende più. Fattene una ragione, visto che di sicuro ti sarai letto anche quest'ultimo paragrafo.

domenica 8 settembre 2013

Rieccoci

No, non ho chiuso il blog. Semplicemente, l'asilo è finito e io ero a casa in vacanza con tutti e tre i figli; il mese di luglio è stato una sorta di esercitazione tipo "soldato Jane" e, se non mi sono tagliata i capelli a zero per resistere alla vita di trincea è solo perché non avevo tempo di andare dal parrucchiere. La definizione di "vacanza estiva" è risultata essere, per la prima volta, "periodo (bello ma) intenso da cui si spera di riprendersi in autunno". Ed ecco il commento da parte di mia figlia: "Mamma, non vai al lavoro tu?" "No, sono ancora a casa in maternità per due mesi (scarsi, ndr)". "Beh trovatelo un lavoro, eh! Le mamme vanno a lavorare! Non lo sai?!!!". Sigh.

Ero un po' triste perché avevo abbandonato il blog; poi una mia amica mi ha fatto notare che, in un blog sulle mamme in tempi di crisi, un momento di crisi della redazione poteva essere un avvenimento piuttosto calzante. Giusto. Queste sono le tipiche fasi che, poi, ricordi come bellissime.

Notizie recenti: il mio piccolino è passato al latte in polvere causa esaurimento fisico della madre e, da Fagiolo, si è trasformato in Bombolone. Attualmente si tuffa allegramente nelle prime ciotole di pappa. Mentre la Principessa viola ha già ricominciato l'asilo, siamo in attesa dell'inizio della prima elementare del grande ed è bellissimo partecipare del suo entusiasmo e del desiderio di imparare.

domenica 7 luglio 2013

Papa Francesco alle mamme in tempi di crisi

Ho comprato il libro del nuovo Papa, quello in cui “il nuovo Papa si racconta”. 130mila copie vendute in una settimana, dicono. Io ero rimasta un po’ indietro sulla conoscenza di questo Papa, che è stato eletto giusto due giorni dopo la nascita di Fagiolo – e questi mesi sono stati un po’ caotici, ho fatto fatica a leggere con calma quello che lui diceva. Ricordo che, all’ospedale, non riuscivo ancora ad alzarmi e chiamavo l’ostetrica per sapere chi avevano eletto, quando si è saputo della fumata bianca. L’ostetrica era gentile ma pare avesse cose più urgenti da fare che tenere aggiornata me. Il giorno seguente, cercavo una televisione per vederlo in faccia, questo Papa; ma niente da fare: l’unico schermo disponibile in reparto trasmetteva no-stop 24 ore su 24 un improbabile filmato sui vantaggi dell’allattamento al seno, con accenni che definirei comici, come quando mostravano altrettanto improbabili mamme svedesi che allattavano mentre erano in palestra (certo, come no, l’ho fatto anch’io diverse volte…). 


Comunque, adesso ho il libro, e ho recuperato. Anche questa, una lettura che suggerisco. Non me l’aspettavo ma parla (anche) di crisi, della storia di crisi passate, in Argentina, della sua famiglia, del costruire e ricostruire una vita, del lavoro e del riposo. Bello. 

lunedì 17 giugno 2013

Come mi vede mia figlia

Altissima, magrissima e soprattutto VIOLA, il colore delle "principePPe".
Ecco. Un bel disegno che fa passare ogni crisi.


Ieri uscivo di corsa (strano) e, per qualche misteriosa ragione, la mia preziosissima collanina di perline di plastica che avevo comprato in the UK ha deciso di rompersi. Uno scroscio di perline (erano diversi fili) su tutto l'ascensore, il pianerottolo e dentro la carrozzina di Fagiolo.

La collanina non valeva niente ma l'episodio sarebbe stato la tipica cosa che mi mette di pessimo umore.... Se non avessi avuto la mia piccola principePPa al fianco. "Sai", mi dice, "queste cose ciucciedono (succedono). Mi e' ciuccesso anche a me, con il braccialetto delle principeppe. Quello rosa sai? Quello era bello!"